Bauman, Il disagio della postmodernità
Oggi il principio di realtà deve difendersi davanti a un tribunale presieduto dal principio di piacere.
Zygmunt Bauman (morto nel 2017) è stato uno dei più noti e influenti intellettuali del secondo Novecento, maestro di pensiero riconosciuto in tutto il mondo. A lui si deve la folgorante definizione della «modernità liquida». È stato professore emerito di Sociologia nelle Università di Leeds e Varsavia.
La qualificata casa editrice Laterza pubblica e traduce dall’inglese (a cura di Vera Verdiani) questo libro dove Bauman ha la straordinaria capacità di cogliere il negativo che percorre ogni fase della civilizzazione. Esso ne costituisce insieme il motore e il rischio, la sfida e la potenziale deriva.
“Grazie alla civiltà, qualcosa si guadagna e qualcosa si perde – scrive l’Autore nell’Introduzione -: questa, più o meno, la tesi di Freud. Sotto la forma della “cultura” o della “civiltà” la modernità cerca la bellezza («questa cosa inutile che ci aspettiamo che la civiltà stimi»), la pulizia («ogni genere di sporcizia sembra incompatibile con la civiltà») e l’ordine («ordine è una specie di coazione a ripetere che decide, grazie a una norma stabilita una volta per tutte, quando, dove e come una cosa debba essere fatta, in modo da evitare esitazione e indugio in tutti i casi simili tra loro»). Bellezza (ossia tutto ciò che susciti il piacere sublime dell’armonia e la perfezione formale), pulizia e ordine sono conquiste non trascurabili, alle quali difficilmente accetteremmo di rinunciare senza opporre resistenza, senza rimorsi di coscienza e pentimenti. Tuttavia non è possibile goderne senza pagarne ampiamente le conseguenze”.
Il testo è suddiviso in 15 capitoli.
“Qualcosa si guadagna e qualcosa si perde – evidenzia l’Autore -: la vecchia regola vale oggi esattamente come agli inizi della civiltà moderna. Con la differenza che guadagni e perdite si sono scambiati di posto: gli uomini postmoderni hanno perso una dose della loro sicurezza in cambio di un aumento della probabilità o della speranza di felicità. Il tipico disagio della modernità derivava dal fatto di dover pagare la sicurezza restringendo la sfera della libertà personale, e quindi dal non poter impostare la vita sulla ricerca della felicità. Il disagio della postmodernità deriva invece da una ricerca del piacere talmente disinibita che è impossibile conciliarla con quel minimo di sicurezza che l’individuo libero tenderebbe a richiedere”.
Una lettura imprescindibile di questo libro per chiunque voglia capire il suo tempo in tutte le sue implicazioni e le sue contraddizioni.
Zygmunt Bauman, Il disagio della postmodernità, Bari, Laterza, 2024, pp. 360, € 15,00.