Fabris, La fede scomparsa. Cristianesimo e problema del credere
Adriano Fabris ha sempre uno sguardo realistico sulla realtà ed è una penna coinvolgente nei suoi scritti. Questo testo è la conferma di entrambe queste caratteristiche che gli appartengono e che gli riconosco come persona intelligente e professore acuto, avendo avuto la possibilità di conoscerlo personalmente in quel di Lucca.
Con la qualificata casa editrice Morcelliana pubblica questo testo che ha il suo cuore nel sottotitolo.
Adriano Fabris è professore ordinario di Filosofia morale all’Università di Pisa, dove insegna anche Etica della comunicazione. È direttore della rivista «Teoria».
Questo testo – scrive l’Autore nella Premessa – “vuol essere l’indagine su di una scomparsa e sui motivi di tale scomparsa. Perciò intende coinvolgere il lettore nell’esperienza di quest’indagine. Grazie a essa c’imbatteremo in fraintendimenti, deviazioni, depistaggi, che spiegano almeno in parte il perché della perdita della fede e le difficoltà di un suo eventuale ritrovamento. Bisognerà allora tracciare una sorta di identikit, un identikit della fede, anche partendo da ciò che c’insegnano le esperienze del passato e del presente. In ciò, nel tentativo di delineare senza confusioni il profilo della fede cristiana, può essere identificata, almeno nelle intenzioni, un’utilità di questo volumetto”.
Il testo è strutturato in 7 capitoli:
1. La perdita della fede
2. Quale fede è andata perduta?
3. La fede come senso, il senso della fede
4. La “logica” della fede
5. La fede come relazione
6. Il cristianesimo come religione impossibile
7. Le religioni come risposta al problema del male
“Che cosa fa la fede? – si domanda Fabris -. La fede fa quello che assume. Permette di realizzare ciò che considera solo una possibilità. Impegna a rendere vero ciò che crede. Obbliga a una coerenza. E così trasforma l’impossibile in possibile. Lo fa, tuttavia, sullo sfondo di quell’impossibilità, di quella vulnerabilità, di quella compromissione con il male da cui l’agire umano è caratterizzato. Qualora lo dimentichi, la possibilità si trasforma in potere. Diviene potenza: una potenza illusoria e, per questo, pericolosa. Se la fede scompare, resta solo questo. Resta la tentazione compulsiva di rendere possibile l’impossibile mediante l’uso della forza: senza avere ben chiaro che questa forza non è sotto il nostro controllo. E così l’essere umano si trova a dover chiedere perdono, prima o poi, non tanto per i suoi limiti, quanto per la sua arroganza”.
Chi pensa che sia un testo pessimista si sbaglia, e di molto. È l’esatto contrario.
Sono pagine che vanno lette con quella calma e pazienza diventata merce rara nei giorni attuali; sono riflessioni che chiedono di essere meditate senza pre-comprensioni (o almeno con poche).
Ciò che scompare non è sinonimo di morte, ma perché deve lasciar posto ad altro; saper imparare anche dai gesti generativi della natura che ci consegna prima la pupa, poi la crisalide ed infine la farfalla. Non sono la stessa cosa, ma vite nuove e inedite.
Il cristianesimo al tempo algoritmico necessita di sapersi lasciar ri-generare.
L’inedito è ciò che ci serve, qui ed ora.
Grazie all’amico Adriano Fabris per queste pagine ossigenanti.
a cura di GR.
Adriano Fabris, La fede scomparsa. Cristianesimo e problema del credere, Brescia, Morcelliana, 2023, pp. 144, € 12,00.