Don DeLillo, Il silenzio
Un portatile chiuso. Tutto fermo, tutto nero, tutto in silenzio.
2022. Tutta la tecnologia ammutolisce. Tre persone si ritrovano nella stessa stanza che stanno attendendo due loro amici che sono in volo di rientro dalle vacanze atterrando a New York.
Per strada è tutto buio. Niente luce, niente di niente.
Solo persone umane, in terra. Solo persone umane in volo, costretti ad un atterraggio di fortuna.
Einaudi pubblica e traduce (a cura di Federica Aceto che insegna lingua inglese nel carcere di Rebibbia) questo testo che merita attenzione.
“In altri tempi – quando c’era la luce e la tecnologia era in pieno sviluppo, scrive Don DeLillo nella seconda parte del testo – per strada c’era sempre qualcuno con lo sguardo perso nel proprio cellulare, di mattina, a mezzogiorno, di sera, in mezzo al marciapiede, incurante degli altri che gli passavano velocemente accanto, completamente immerso, ipnotizzato, consumato dall’apparecchio, con gli altri che quasi gli andavano incontro per poi schivarlo all’ultimo momento. E adesso non possono fare niente, i cellulari sono fuori uso, ogni cosa è fuori uso“.
Un testo che mette in luce la notte della cecità mentale che porta in sé la rete digitale se non si prendono precauzioni a monte e non si esercita una bonifica quotidiana, mattina e sera, nella relazione mano-smartphone.
“Controllo granulare – dice uno dei personaggi Martin Dekker, che posso essere io senza saperlo -. Tecnosfera. Autenticazione a due fattori. Gateway tracking. È più forte di me. Sono circondato da questa terminologia. A volte cerco di pensare in un contesto preistorico. Vedo un’immagine su una lastra di pietra, un disegno rupestre. Max non ascolta. Non ha capito niente. Sta seduto davanti al televisore con le mani intrecciate sulla nuca. E poi fissa lo schermo nero“.
All’improvviso, non annunciato: arriva il silenzio.
Don DeLillo, Il silenzio, Torino, Einaudi, 2021, pp. 102, € 14,00.