Carrère, Ucronia
Domanda: i regimi totalitari non hanno del resto adottato la tecnica ucronica per imporre una storia controfattuale?
Emmanuel Carrère è scrittore, regista e sceneggiatore francese. Laureato all’Istituto di Studi Politici di Parigi, è figlio di Louis Carrère e della sovietologa e accademica Hélène Carrère d’Encausse figlia di immigrati georgiani che fuggirono la Rivoluzione russa.
La prestigiosa casa editrice Adelphi traduce dal francese e pubblica questo testo dello scrittore francese.
“Nel mondo in cui viviamo, nella storia di cui siamo prigionieri – scrive l’Autore – l’ucronia si riferisce a una questione assurda e male impostata. È soltanto – ha ragione Aristotele – una fantasticheria da vegetale. Non ci resta che leggerla per quello che è – neanche per il suo valore letterario. Non tanto per conoscere il nostro universo, quanto per conoscere i suoi. Per scoprire altre civiltà, altre battaglie, altri libri, altre gesta eroiche o quotidiane. La serietà dell’indagine non è sminuita dal fatto che il suo oggetto non ha avuto la fortuna di esistere. Abbiamo le stesse ragioni per intraprenderla e ci aspetta lo stesso risultato: la conoscenza disinteressata, che è poi una modalità intellettuale del piacere”.
Proprio quando sembra rivestire i panni del teorico sottile e distaccato, Carrère ci trascina nel laboratorio da cui sono nati I baffi e L’Avversario, dove vite parallele e alternative sgretolano quella fragile costruzione che è la nostra identità.
E ci svela che, dalle più innocenti rêverie retrospettive fino alle devianze che sogniamo o paventiamo, l’ucronia è sempre dentro di noi.
Emmanuel Carrère, Ucronia, Milano, Adelphi, 2024, pp. 160, € 14,00.