Accornero, Dio mi ha preso per mano. Dalla Calabria a Torino alla ricerca della felicità. La storia di un ragazzo che diventa diacono permanente
Nel dare Esercizi spirituali ignaziani incontro anche diaconi permanenti. Prima di vederli vestiti in sacrestia, cerco di osservarli come mangiano ai pasti, se e come sparecchiano la tavola. Una persona parla (e tanto) anche senza proferire parola, perchè i suoi gesti parlano per lui.
È ciò che ho pensato dopo aver letto questo libro, edito da Effatà, inviatomi dal caro amico d. Pier Giuseppe Accornero – che ne è l’Autore – sulla persona del diacono permanente della diocesi di Torino Benito Cutullè (oggi anni 82). Ben 199 sono stati i diaconi permanenti ordinati nella diocesi di Torino dal 1975 al 2019 (50 defunti). “Questo volume – scrive d. Pier Giuseppe prendendo spunto dalla testimonianza del diacono calabro-torinese Benito – è anche la storia del diaconato in terra taurinense“.
Nella storia del diaconato permanente per l’appunto taurinense, si inserisce la storia di Benito Cutullè, che così si presenta il 29 novembre 1998 alla parrocchia S. Alfonso Maria de’ Liguori, con annessa la mensa del povero, così raccontato da don Pier Giuseppe: “Mi chiamo Benito, ho 60 anni, sono sposato con Maria, abbiamo due figlie sposate con un bambino ciascuna. Sono stato ordinato diacono dal card. Ballestrero nel 1978. Vi porto l’esperienza di questi vent’anni che mi hanno formato e arricchito“.
Un diacono permanente, nel tempo attuale, o si riconosce per l’esperienza concreta sui molteplici campi della vita vissuta, patita, sofferta, condivisa, oppure diventa quanto mai insignificante nel ridurre la diaconia alla sola parte (minimale) liturgica domenicale. C’è una fetta di diaconato permanente che vive di questo. Per tanti altri, invece, la stola liturgica diventa grambiule domestico al fianco delle persone, come è la testimonianza di Benito Cutullè.
Invito alla lettura di questo libro, scritto da don Accornero storico componente e scrittore anche della rivista Orientamenti Pastorali del COP (ed. EDB), perché con la punta di matita del diacono permanente Cutullè egli tratteggia la storia del diaconato in Italia e in Torino.
Nelle parole del nipote di Benito, il giovane Franci, ritroviamo condensata quella relazione rigeneratrice, quanto mai necessaria oggi, tra le generazioni: “Benito per me è mio nonno ma anche un diacono; quando si è con lui, non si può ignorare una di queste due parti ed è proprio questo l’insegnamento più importante che lui mi ha impartito“.
Al diacono Cutullè, e la diaconato italiano, ad multos annos però nelle periferie esistenziali del tempo attuale. Bergoglio docet.
Pier Giuseppe Accornero, Dio mi ha preso per mano. Dalla Calabria a Torino alla ricerca della felicità. La storia di un ragazzo che diventa diacono permanente, Cantalupa, Effatà, 2020, pp.171, € 15,00.